Paolo Mirti, la società delle mandorle. Come Assisi salvò i suoi ebrei, Giuntina
«Noi ebrei rifugiati ad Assisi non ci dimenticheremo mai di ciò che è stato fatto per la nostra salvezza. Perché, in una persecuzione che annientò sei milioni di ebrei, ad Assisi nessuno di noi è stato toccato».
Così Emilio Viterbi, docente all’Università di Padova, raccontò la sua esperienza di rifugiato ebreo ad Assisi. Insieme a lui, molti furono, a partire dall’autunno 1943, gli ebrei che cercarono rifugio ad Assisi, cercando di confondersi con le centinaia di sfollati che arrivarono nella città di San Francesco.
Nacque così in città una vera e propria organizzazione clandestina di soccorso agli ebrei, coordinata dal vescovo Giuseppe Placido Nicolini e dal giovane sacerdote don Aldo Brunacci, nella quale erano attivi anche padre Rufino Niccacci, guardiano di S. Damiano, il santuarista del Sacro Convento padre Michele Todde e il tipografo assisano Luigi Brizi insieme al figlio Trento. I nascondigli preferiti, in quanto più sicuri, furono i monasteri femminili di clausura.
Il libro racconta, sulla base di testimonianze e documenti inediti, la storia di ordinario eroismo che ha visto protagonista una città intera, cercando di unire al rigore della ricostruzione storica la piacevolezza del romanzo.
Il canonico don Aldo Brunacci, il cui racconto è stato una fonte di notizie essenziali per questo libro, ha ricevuto dal presidente Ciampi l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce per l’opera prestata in favore dei rifugiati ebrei ad Assisi.
Il titolo del volume, La società delle mandorle, si ricollega a quella «societas amandolarum» documentata ad Assisi nel ’300 e operante in Piazza del Comune, gestita insieme da un ebreo e da un cattolico. Proprio questa società viene assunta a simbolo della felice convivenza tra le due comunità che caratterizzò la storia assisana nell’ora più oscura del Novecento.