Concorrenza sleale, regia di Ettore Scola con Claudio Bigagli, Gérard Depardieu, Diego Abatantuono, Sergio Castellitto, Antonella Attili. Italia 2001.
Umberto Melchiorri è un sarto milanese che ha da anni aperto un negozio a Roma. Proprio di fianco a lui ha aperto un negozio di abiti confezionati Leone, un sarto ebreo. La concorrenza tra i due è accesa anche se i figli più piccoli sono amici (sono loro i narratori della storia) e il figlio maggiore di Umberto e la figlia maggiore di Leone sono innamorati. La vita scorre tra riflessioni sul fascismo fatte dal combattivo fratello di Umberto, Angelo, professore di liceo, e ripicche tra i due commercianti. Fino a quando le leggi sulla razza non modificano la situazione costringendo il sarto ebreo prima a subire la confisca della radio e poi, di lì a poco, la prima sassata nella vetrina. Dovrà chiudere e andarsene dal quartiere. Ma prima avrà avuto la solidarietà del collega che arriverà fino a schiaffeggiare la moglie per difenderlo. Scola afferma: “Vivere nella stessa città, nella stessa strada. Fare lo stesso lavoro, appartenere alla stessa classe sociale, avere la stessa composizione familiare (una moglie, due figli, zii e nonni) eppure non essere uguali, non avere gli stessi diritti, non poter frequentare le stesse scuole, non poter esercitare il proprio lavoro né tenere aperto il proprio negozio, conoscere l’intolleranza e l’esclusione. Scoprire di essere considerati “diversi”, per nascita e per razza. È accaduto in passato a ebrei e neri, accade oggi a immigrati ed extra comunitari.” Tutto vero. Con una piccola (ma non trascurabile) differenza: gli ebrei facevano parte integrante del tessuto sociale italiano e le leggi sulla razza furono un cieco scimmiottamento dell’alleato/padrone germanico. La realtà odierna è molto più complessa e parte da presupposti decisamente diversi. Dispiace che Scola, che forse avrebbe ancora qualcosa da dire sul presente e sulle più sottili e pericolose forme di discriminazione attuali (si pensi a Romanzo di un giovane povero), si rifugi nel passato proponendo il ritrattino di un microcosmo che nella prima parte sembra in stand by aspettando che la “molla” delle leggi razziali faccia lievitare la sceneggiatura.
da mymovies