Francisco Franco Bahamonde nasce il 4 dicembre 1892 a El Ferrol, città portuale della Spagna nordoccidentale (nella regione della Galizia) non lontano da La Coruña. La famiglia, di classe media, è tradizionalmente legata alla marina. La sua infanzia non è fortunata: i genitori si separano e Francisco non sembra nutrire grande affetto per il padre, che descriverà come introverso e timido.
Francisco Franco entra all’Accademia Militare di Toledo all’età di 14 anni: è uno dei cadetti più giovani. Cinque anni più tardi diviene ufficiale e chiede di essere inserito nell’esercito d’Africa. La sua esperienza africana inizia nel 1912 e avrà notevole influenza nella formazione del suo carattere e delle sue capacità professionali. Franco è un ufficiale valoroso. Viene ferito varie volte e anche in modo grave. Grazie al suo valore e al suo impegno il suo nome diviene presto noto e la sua figura rilevante nell’ambiente militare. Nel 1920 entra nei ranghi della Legione, élite militare. Si distingue per la sua preoccupazione per le necessità dei soldati ma anche per la sua durezza e il principio della disciplina. Diviene col tempo un maestro nella guerra africana per la dimestichezza nelle piccole manovre avvolgenti su terreni accidentati. Il suo carisma è quello di un ferreo difensore dell’autorità morale dell’esercito. La carriera militare è fulminea e brillante: nel 1923 è tenente colonnello, due anni dopo colonnello e nel 1926, a soli 34 anni, generale di brigata. Durante la dittatura del generale Primo de Rivera ha con lui contrasti sulla politica africana e viene nominato direttore dell’Accademia Militare di Saragozza, dove molti dei professori erano militari africanisti. Della dittatura di Primo de Rivera Franco critica la provvisorietà, tuttavia alcuni dei suoi collaboratori saranno i pilastri basilari del suo futuro regime.
Accoglie senza alcun entusiasmo la proclamazione della seconda Repubblica e disapprova lo scioglimento della Accademia di Saragoza da parte del Governo Repubblicano, i cui vertici considerano Franco l’unico generale veramente pericoloso per l’esperienza socialista-repubblicana. Nonostante ciò, nel secondo biennio il Ministro Radicale Hidalgo lo nomina Capo di Stato Maggiore: la sua prima preoccupazione è quella di dare vigore allo spirito militare attraverso i Tribunali dell’Onore e il miglioramento delle condizioni materiali dell’esercito. Francisco Franco collabora inoltre nella direzione militare della repressione della Rivoluzione delle Asturie del 1934.
Prima della guerra civile tiene una posizione politica molto defilata. E’ un professionista dell’esercito e la sua figura si identifica con idee conservatrici ma moderate. Come gli altri militari di guarnigione in Marocco, detesta la professione del politico, che considera la causa dei mali della Spagna. Già a quel tempo la sua mentalità è antiliberale benché non sia un estremista. Giudica i politici “disprezzabili fantocci” e già in uno dei suoi primi proclami del luglio 1936 afferma che gli spagnoli sono “stufi di loro”.
Franco prese rapidamente il comando delle truppe nazionaliste (luglio 1936) e ottenne l’appoggio della Germania e dell’Italia, mentre la fazione repubblicana fu sostenuta da Unione Sovietica, Messico, Francia e Brigate Internazionali. Nel 1939 la guerra terminò con la vittoria dei nazionalisti e Franco. La Falange, fondata dallo stesso Franco nel 1937, divenne l’unico partito autorizzato, con la messa al bando di tutti gli altri movimenti politici.
In politica estera promosse la neutralità della Spagna nella seconda guerra mondiale, pur supportando indirettamente le forze dell’Asse: permise infatti a navi e sottomarini tedeschi e italiani di attraccare nei porti spagnoli, permise all’Abwehr di operare in territorio iberico e inviò la Divisione Blu a combattere sul fronte orientale contro l’Unione Sovietica. Dopo la guerra, la Spagna franchista si isolò per oltre un decennio, salvo poi aprirsi diplomaticamente nella seconda metà degli anni cinquanta.
Durante la Guerra Fredda, Franco fu uno dei più strenui oppositori del comunismo, ricevendo il supporto dai Paesi aderenti alla NATO, pur senza entrare a farne parte. Il 22 luglio 1969 nominò come proprio successore alla guida del Paese Juan Carlos I di Borbone, che riportò l’ordine democratico nella cornice di una monarchia parlamentare, processo che ebbe il suo momento fondamentale nel referendum sulla ratifica della Costituzione spagnola.
Morì il 20 novembre 1975 a Madrid.