Yves Ternon, Gli armeni. 1915-1916: il genocidio dimenticato, Rizzoli, Milano, 2003
L’autore ricostruisce con intensa passione civile le vicende di un popolo drammaticamente perseguitato e racconta la pagina più tragica della sua storia, stimolando la riflessione su un tema di estrema attualità: la sopravvivenza delle diversità culturali di fronte a istanze di tipo nazionalista, caratterizzate dall’intolleranza culturale e religiosa e da un processo negazionista che a distanza di quasi un secolo non cessa di esistere.
Stanziati fin dal VII secolo a.C, in una regione fra il Caucaso e la Mesopotamia, gli armeni subirono la dominazione prima araba e poi ottomana; erano considerati dai turchi responsabili di gravi colpe: professavano la religione cristiana, parlavano una lingua diversa e perpetravano le tradizioni di una propria cultura millenaria. Ma soprattutto impedivano con la loro presenza il ricongiungimento di Istanbul con i popoli turcofoni dell’Asia centrale.
Fu così che tra la primavera del 1915 e l’autunno del 1916, per volontà del movimento ultranazionalista dei Giovani Turchi, quasi un milione e mezzo di cittadini armeni dell’Impero ottomano fu sterminato.
Si trattò a tutti gli effetti del primo genocidio del Ventesimo secolo e anticipò sinistramente i successivi. Parlarne è stato per decenni, se non proibito, almeno inopportuno per l’ostinato negazionismo storico dei regimi turchi.