Elif Shafak, La bastarda di Istanbul, Rizzoli 2007

La bastarda di Istanbul di Elif ShafakLa “bastarda” del romanzo è Asya, giovane diciannovenne che ama Johnny Cash e gli esistenzialisti francesi e che vive a Istanbul, secolare luogo d’incontro tra culture diverse, dove avrà modo di incontrare un’altra diciannovenne in caccia della propria identità: l’americana Armanoush, figlia di padre turco e madre armena, che decide di andare di nascosto a Istanbul per ritrovare le proprie radici armene. Quando Asya e Armanoush si incontreranno, ciò che avverrà non sarà soltanto l’incontro tra due diverse identità, ma soprattutto l’incontro di due mondi che la storia ha visto scontrarsi con esiti terribili. Le due protagoniste, diventando amiche, scopriranno insieme il segreto che lega il passato delle loro famiglie e faranno i conti con la storia comune dei loro popoli, legati indissolubilmente al genocidio del popolo armeno, consumato nel corso degli anni della Prima Guerra Mondiale, per mano dei nazionalisti turchi.
Elif Shafak, nata a Strasburgo nel 1971 da genitori turchi, è vissuto a lungo a Madrid e Annan, prima di tornare in patria e laurearsi in relazioni internazionali all’università di Ankara. Attualmente è pendolare tra Istanbul e l’Arizona, dove è docente universitaria.
L’articolo 301 del codice penale turco prevede il carcere per chiunque offenda l’identità turca. In particolare per chi parli del genocidio armeno del 1915 messo in atto dai turchi e che, tuttora, i turchi si ostinano a non voler riconoscere. In base a questo articolo, Elif Shafak, nel 2006, ha subìto un processo. Infatti, secondo l’accusa, ne “La bastarda di Istanbul” sono contenute parole che denigrano l’identità nazionale turca.
La Shafak avrebbe potuto essere condannata a tre anni di carcere ma il processo, fortunatamente, si è concluso con un’assoluzione. Le parole che hanno messo nei guai la scrittrice sono pronunciate dai personaggi armeni presenti ne “La bastarda di Istanbul”. Perché in questo libro, seppur in maniera romanzata, si parla anche del genocidio armeno.

 

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