Nato l’11 dicembre 1918 a Kislovodsk, nel Caucaso, Solzenicyn è figlio di uno studente in lettere, morto pochi mesi prima della sua nascita, e di una giovane donna appartenente alla piccola nobiltà.
Nel 1941 si laurea in matematica e fisica all’università di Rostov, e contemporaneamente, dal 1939, segue per corrispondenza i corsi di filosofia, storia e letteratura dell’Università di Mosca.
Richiamato nell’esercito sovietico, impegnato nella guerra contro la Germania hitleriana, deve rinunciare alla carriera universitaria.
Nel 1945 viene arrestato mentre presta servizio nella Prussia orientale con l’accusa è di propaganda antisovietica, per aver espresso giudizi critici su Stalin in una lettera indirizzata ad un compagno di scuola.
Viene condannato a 8 anni di lavori forzati più 3 di confino, che trascorre in gran parte nel Kazachstan.
Dal 1953 Solzenicyn insegna matematica e fisica e comincia sistematicamente a scrivere.
Col 1956 inizia in URSS la destalinizzazione e dopo il XXII Congresso del PCUS (1961) Kruscev dà parere favorevole alla pubblicazione sulla rivista “Novyj mir” (Mondo nuovo) del racconto Una giornata di Ivan Denisovic, che diventerà una sorta di manifesto letterario del nuovo corso krusceviano. Il breve racconto illustra, per la prima volta, la vita di un uomo qualunque all’interno di un lager: una denuncia che porterà Solzenicyn alla fama mondiale.
La caduta di Kruscev nel 1964 porta a Solzenicyn persecuzione e ostracismo: la polizia segreta gli requisisce parte del suo archivio e nel 1969 viene espulso dall’Unione degli scrittori sovietici.
Nel 1970 l’Accademia svedese delle scienze conferisce a Solzenicyn il premio Nobel per la letteratura per i romanzi Il primo cerchio e Divisione cancro. Timoroso di non poter rientrare in patria, Solzenicyn non si reca a Stoccolma. Ritirerà il premio nel 1975, un anno dopo essere stato arrestato e condannato all’esilio. Vive prima a Zurigo, in Svizzera, poi nel Vermont, negli USA.
Il capolavoro di Solzenicyn è Arcipelago GULag, un saggio d’inchiesta narrativa che è una particolareggiata e spietata denuncia delle repressioni di massa e dell’universo concentrazionario staliniano. Concepito già nel ’58 e terminato nel ’68, è il più duro atto d’accusa contro il sistema sovietico.
A partire dal 1971 viene pubblicato a Parigi dalle edizioni YMCA: nel 1971 i primi due tomi, “L’inchiesta carceraria” e “Moto perpetuo”; nel 1975 il 3° e 4°, “Lavoro di sterminio” e “L’anima e il reticolato”; nel 1976 gli ultimi tre, “La galera”, “Il confino” e “Stalin non è più”.
In questo libro non vi sono personaggi o fatti inventati. Solzenicyn vuole dare voce a tutte le persone incontrate negli 11 anni di detenzione – confino, dando spazio anche alle testimonianze che gli sono state affidate.
Per questo il libro si presenta come un monumento alla memoria e inizia con l’elenco di 227 persone che gli hanno affidato la loro storia. Si tratta quindi di un’opera collettiva, in cui entra anche la vicenda personale di Solzenicyn, ma come testimonianza tra le altre. La prima impressione del lettore è che si tratti di una vera e propria enciclopedia del GULag, per lo sforzo di documentazione e narrazione delle esperienze e la loro sistemazione in categorie.
La produzione letteraria di Solzenicyn è vastissima. Attraverso di essa egli si assegna la funzione di coscienza morale del popolo russo. La sua missione consiste nel tentativo di chiarire come sia stata possibile, all’interno della storia russa, la frattura che si è creata nel 1917, con la presa di potere bolscevica, che ha lacerato tutta la precedente tradizione culturale, sociale e religiosa russa.
Nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, in URSS cade il divieto di pubblicare le opere di Solzenicyn e Arcipelago GULag esce a puntate sulla rivista “Novyj mir”.
Nel 1994 Solzenicyn rientra in Russia e riprende il suo percorso intellettuale al servizio del popolo russo. Muore a Mosca il 3 agosto 2008.