fisico, membro dell’Accademia delle Scienze dell’URSS dal 1953, autore di importanti ricerche nel campo dell’astrofisica e della fusione nucleare controllata, è stato tra i maggiori artefici della bomba termonucleare sovietica, venendo per questo insignito tre volte del titolo di “Eroe del Lavoro Socialista”. Nel suo lavoro Sacharov era già allora convinto di operare per un ideale di pace e progresso: l’equilibrio nucleare come deterrente a un confronto militare globale tra i due blocchi.
Ribadirà e svilupperà questi convincimenti nel saggio samizdat del 1968 Progresso, coesistenza e libertà intellettuale, che auspica, oltre all’avvicinamento delle due massime potenze, un deciso ripudio in Patria delle tentazioni neostaliniste.
Favorevole alla Primavera di Praga, solleva la questione dei detenuti politici.
In quello stesso 1968 Sacharov si avvicina sempre più al movimento dissidente e quando, nel 1971, sposa Elena Banner è ormai al centro, con lei, di tutte le battaglie per il rispetto dei diritti umani e della legalità.
Nel 1975 gli viene assegnato il Nobel per la Pace. All’inizio del 1980 denuncia l’intervento sovietico in Afghanistan e viene relegato nella città di Gor’kij, dove rimarrà pressoché isolato per sei anni.
Tornato a Mosca nel dicembre 1986, viene eletto nel 1989 al Congresso dei deputati del popolo, divenendo uno dei capi dell’opposizione democratica, che reclama riforme rapide e sostanziali. Quando muore, il 14 dicembre ‘89, Sacharov, già impegnato in un’offensiva parlamentare per l’abolizione dell’art. 6 della Costituzione sovietica sul ruolo-guida del PC, sta anche lavorando senza risparmio ad un progetto di nuova Costituzione. Le sue Memorie escono postume nel 1990.