Tania Crasnianski, Figli dei nazisti, Bompiani
Per alcuni di loro Hitler era ”lo zio Adolf” e i sinistri consessi delle SS un caldo ambiente familiare. Si chiamano Himmler, Göring, Hess, Frank, Bormann, Höss, Speer e Mengele. Cresciuti nel silenzio, sono le figlie e i figli dei gerarchi nazisti che hanno scritto il capitolo più buio della nostra epoca. Nati tra il 1927 e il 1944, sono stati bambini come gli altri solo in apparenza. Hanno vissuto infanzie dorate al riparo dalla guerra, in case protette o sul massiccio dell’Obersalzberg, vicino allo chalet del Führer, ed erano ancora giovanissimi quando la Germania capitolò, sconvolgendo le loro vite. Nessuno di loro seppe mai la verità direttamente dai genitori: la appresero solo dopo la guerra. Con una prosa accattivante e rigorosa, priva di giudizi morali, questo libro racconta le loro vite, i rapporti familiari e affettivi, percorsi drammatici segnati da scelte radicali, talvolta inaspettate, mai neutre. Alcuni si sono sentiti amati dai genitori, soprattutto i figli maschi e le figlie uniche come Gudrun Himmler, Edda Göring o Irene Rosenberg. Queste ultime, divenute donne, sono rimaste vicine a posizioni filonaziste e hanno finito per vivere nel culto del padre. Altri, come Rolf Mengele, figlio dell”’angelo della morte”, hanno deciso di cambiare cognome per non tramandare ai figli la vergogna. C’è chi ha scelto la via della fede, diventando missionario o convertendosi all’ebraismo. Tutti sono accomunati dalla gravosa eredità che sono stati obbligati a gestire: con una società che li ha moralmente ripudiati, con i propri cari e soprattutto con se stessi.