Antonia Arslan, La masseria delle allodole, Rizzoli 2004
Yervant, dopo quasi quarant’anni da quando ha lasciato la sua casa paterna in Anatolia per recarsi a studiare a Venezia, sta ultimando i preparativi per farvi ritorno, atteso con impazienza euforica da un intero villaggio. Ma questo ritorno non avverrà mai a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e del genocidio che proprio in quegli anni determinerà lo sterminio del popolo armeno, per mano dei nazionalisti turchi. E’ qui che comincia, per le donne armene del villaggio, un’odissea segnata da marce forzate e campi di prigionia, fame e sete, umiliazioni e crudeltà. Ma nel loro cammino verso il nulla queste donne riusciranno comunque ad aggrapparsi disperatamente all’esistenza e a tenere accesa la fiamma della speranza. Sarà grazie alla loro tenacia, al loro sacrificio e all’aiuto disinteressato di chi rifiuta di farsi complice della violenza che tre bambine e un “maschietto travestito da donna” riusciranno dopo una serie di strazianti avventure a salvarsi e a raggiungere finalmente Yervant in Italia. E sarà lui a garantire per loro un futuro e a custodire la “memoria” che oggi la nipote ha trasfuso in un romanzo in cui l’autrice, attingendo alle memorie familiari, riesce a raccontare la storia di un intero popolo.