Nebbia in agosto, Germania 2016, regia di Kai Wessel con Ivo Pietzcker, Sebastian Koch, Thomas Schubert, Fritzi Haberlandt, Henriette Confurius.

Germania, primi anni ’40. Ernst Lossa è un tredicenne tedesco jenisch, orfano di madre e con un padre venditore ambulante senza fissa dimora. A piazzare Ernst al centro del mirino, nella Germania nazista, è soprattutto la sua indole “asociale e ribelle”, che fa sì che il ragazzo sia rimbalzato da un istituto all’altro, approdando infine all’ospedale psichiatrico di Kaufbeuren. Il direttore dell’ospedale è un medico dall’apparenza gentile, e invece convinto seguace delle teorie eugentiche sostenute dal Fuhrer. Ernst si troverà a proteggere i piccoli ospiti disabili dell’istituto, considerati dal direttore e dai suoi infermieri inutili ostacoli nel programma di liberazione della Germania dall’invalidità fisica e mentale.
Nebbia in agosto è un thriller di grande tensione narrativa, tenuta alta dal regista tedesco Kai Wessel per tutta la durata della storia. Una storia che ha come colonna sonora il rumore lontano delle bombe e come eroe un irriducibile: in questo senso ricorda quella di Qualcuno volò sul nido del cuculo o anche quella di Il giornalino di Gian Burrasca (vedi la rivolta alimentare), perché racconta come le personalità più indisciplinate e riottose diventino necessarie all’interno di quelle istituzioni che per garantirsi il controllo reprimono qualunque forma di dissenso, con ogni mezzo “necessario”.
Ma la storia di Ernst Lossa è ancora più disturbante perché è vera, non solo in quanto il ragazzino jenisch è realmente vissuto e ha davvero affrontato la degenza nell’ospedale psichiatrico di Kaufbeuren pur non soffrendo di alcuna disabilità fisica o mentale, ma anche in quanto mostruosità come il decreto Eutanasia o la legge sulla Salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco sono davvero esistite. Nebbia in agosto racconta la sua parabola agghiacciante con una cura estetica che la rende ancora più atroce, e contrappone all’ideale di purezza nazista l’essenzialità poetica delle sue immagini desolanti. È la storia del coraggio indomito di un’anima limpida il cui atto massimamente rivoluzionario è chiedere conto delle nefandezze perpetrate a chi detiene su di lui diritto di vita e di morte.

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