Emanuele Pacifici, Non ti voltare, Giuntina
Emanuele Pacifici nella sua autobiografia presenta al pubblico la storia di un ebreo che, nato nel 1931, dovette affrontare, appena adolescente, il periodo tristissimo delle leggi razziali e della persecuzione antisemita. È un libro senza pretese, che racconta con semplicità, con sincerità e con emozione episodi lieti e tristi della vita dell’autore. Senza dubbio il quadro che ne risulta è quello di una vita ricca di drammaticità sofferta ed accettata con spirito sereno, senza mai perdere la fiducia nel prossimo e nell’avvenire. Racconta un midrash rabbinico che Giuseppe, quando si trovò all’apice della sua sofferenza e delle sue tragiche peripezie, fu salvato dall’apparizione dell’immagine paterna, quella del patriarca Giacobbe. Ciò significa che gli insegnamenti e gli ideali appresi nella casa avita, e simboleggiati dall’immagine del padre, avevano pervaso lo spirito di Giuseppe e gli avevano fatto superare ogni difficoltà permettendogli di impegnarsi ad intervenire con amore e disinteresse in favore di ogni individuo che avesse ricorso a lui. In questo senso, il libro di Pacifici assume il valore di una testimonianza derivata dall’esperienza diretta, dall’amore e dalla fedeltà ad un insegnamento e ad una tradizione della quale l’autore continua ad essere il tramite nella Comunità. Elio Toaff