Piero Delbello, Sugli esuli e le loro masserizie ancora depositate nel Porto Vecchio di Trieste per un Museo della Civiltà Istriano-fiumano-dalmata, I.R.C.I
Le masserizie degli esuli istriani, fiumani e dalmati dormono sogni inquieti da oltre cinquant’anni nel Porto Vecchio di Trieste.
La meravigliosa struttura di questo luogo, lo scenario irreale che si presenta agli occhi del visitatore improvviso, l’altrettanto sorprendente dubbio di pelle che incalza il consueto agente dei luoghi, solo se minima gli appartiene, sensibilità, non fanno giusta corona alle tonnellate di mobilio, suppellettili, attrezzi di lavoro e “masserizie” di ogni tipo (bare comprese) che gente povera, a forza di braccia, ebbe a portar con sé nei momenti dell’obbligato abbandono di case e terreni nei luoghi nativi della Venezia Giulia, dell’Istria, del Fiumano, della Dalmazia. La sorte di quelle genti era segnata con lo scadere della guerra. L’ultima mondiale. Chi nacque nel 1945 (già nel 1943-44 per la Dalmazia), nacque esule, visse da esule. E sopravvivere da esule, se non è morto nel frattempo.
Di quella gente sopravvive lo spirito, il ricordo, spesso celato da silenzi timorosi, una scarsa trasmissione ai figli di quanto si ebbe a passare nei lunghi anni fra la fine dei ’49, il ’50 e il ’60, una ritrosia di istrianità, rare punte di orgoglio, un sentirsi ed essere comunque italiani, una consueta incomprensione del perché bisognò andarsene e … 2000 metri cubi di “masserizie” che, dopo pirandelliani trascorsi, oggi si trovano al Magazzino 18 del Punto Franco Vecchio di Trieste.
(da Arcipelago Adriatico, www.arcipelagoadriatico.it)