Lionello Rossi Kobau, un bersagliere nei campi di concentramento jugoslavi, Mursia 2001
L’autore, classe 1926, è uno di quei giovani (17 anni) che l’otto settembre 1943 si arruolò volontario nell’Esercito della Repubblica Sociale, nell’8° Reggimento Bersaglieri 1° Battaglione Volontari “Benito Mussolini”.
Impiegato, nella zona del confine orientale, contro le bande del IX Corpus delle forze partigiane di Tito, fu preso prigioniero alla fine dell’aprile 1945 fino al 25 dicembre 1946.
Può considerarsi fortunato (se così possiamo esprimerci) perché delle migliaia di prigionieri fu uno dei pochi a rientrare in Patria.
La resa d’aprile fu ottenuta con l’inganno e ad essa seguì l’immediata fucilazione di un centinaio di bersaglieri. Da quel momento inizia la lunga peregrinazione per giungere al campo di concentramento, sottoposti alla continua spoliazione di scarpe ed indumenti, senza cibo, percossi da una muta di belve in sembianze umane.
Il 23 maggio 1945, 3.500 italiani vengono rinchiusi nel campo di Borovnica.
Vi sono militari della RSI, ex prigionieri dei tedeschi catturati dagli slavi, partigiani italiani, civili e civili espatriati per credo politico.
Su di loro la morte è incombente per fame, freddo, malattie, raffiche di mitra, percosse e sevizie. Più della metà non supererà l’inverno. Il valore più umano è il sadismo. In sedici capitoli è racchiusa una storia raccapricciante che lascia nell’animo un senso d’angoscia, motivata dalla mancanza di riconoscimenti che lo Stato mai diede.
Significativo è il rapporto che il 4 marzo 1946 stilò una commissione italiana, che descrisse la vita nei campi di concentramento come sana e dignitosa. Essenziale e privo di retorica il libro di Rossi-Kobau ha anche il merito di ricordare le dichiarazioni ufficiali dell’epoca formulate dagli alleati anglo-americani e movimenti politici italiani che risuonano oggi come una condanna a chi, pur sapendo cosa accadeva, ha preferito tacere o, peggio, si è schierato ideologicamente a fianco di chi compiva la pulizia etnica a danno anche degli italiani.